GIRO D’ITALIA 2003 IN CAMPER
1-24 agosto
Il nostro viaggio estivo inizia il primo di agosto con un caldo
soffocante. Pazienza, l’importante è andarsene dal solito tran tran
quotidiano e girovagare su e giù per l’Italia.
Questi quattro equipaggi “disgraziati” sono, Giovanna e Flaviano Cozza,
Gabriella e Gianni Leso, Roberta, Silvia e Gianluca Vicentini ed il
sottoscritto con Fiorella.
La prima tappa è un massaggio tonificante nelle acque termali di
Saturnia nel basso grossetano, dove arriviamo nella mattinata del due
agosto.
Due giorni di bagni ed immersioni nelle caldissime acque delle cascate
di Saturnia, aperte a tutti, dove anch’io, allergico all’acqua, mi sono
infilato.
L’area di sosta che ci ospitava, aveva a disposizione un vecchio e
scassatissimo pulmann che ogni ora portava gli ospiti alle cascate:
scassato fin che si vuole, ma utile al servizio.
Un paio di giorni così sono stati sufficienti, per rimetterci in sesto
dalle tossine del lavoro e nello stesso tempo farci prendere un po’ di
tintarella, quindi ripartenza per la prossima tappa, con i camper “zolfati”,
verso Montecassino per visitare la famosa Abbazia.
Il monastero si trova giusto sul cocuzzolo di una monte, dove, dopo una
serie di tornanti “turistici”, parcheggiamo tranquillamente.
L’Abbazia, eretta nel 529 da San Benedetto, è quasi totalmente
ricostruita, dopo la distruzione con i bombardamenti del febbraio ’44 ed
una guida esperta ci illustra doviziosamente sia il complesso monastico
che il museo che si rivela molto interessante; due chiostri fanno da
anticamera alla scalinata che porta alla basilica, dove sotto l’altare
maggiore c’è il sepolcro del Santo.
Uscendo dal museo, ci fermiamo un momento all’erboristeria del monastero
per acquistare le famose erbe da tisana, quindi riprendiamo il nostro
viaggio, provando un senso di tristezza alla vista del cimitero di
guerra polacco, dove riposano i millecento giovani che nel maggio del
’44 liberarono quel che restava dell’Abbazia dagli invasori tedeschi.
Dopo la cultura storica, un po’ di relax, quindi dirigiamo i nostri
camper verso il golfo di Gaeta, per qualche giornata di mare.
La scelta cade su Mondragone, ad una quarantina di km da Napoli, dove
l’area di sosta La Duna ci ospita alcuni giorni in una zona in riva al
mare ma purtroppo al sole e con servizi alquanto scadenti, e non
parliamo degli scarichi !!!; comunque apprezziamo la gentilezza dei
gestori.
Dopo aver acquistato mozzarelle di bufala e vino della zona,
ricominciamo il nostro viaggio itinerante alla volta di Caserta per
visitare la stupenda Reggia, costruita intorno al 1750 da Carlo di
Borbone re delle due Sicilie.
Lo scalone d’onore del Palazzo Reale, fa da ingresso agli appartamenti
reali dove saloni completamente arredati, ti riportano ai tempi di
quella sfarzosità, non senza un minimo di invidia.
Il parco del palazzo si estende su 120 ettari e per chi non volesse
passeggiare in lungo e in largo, un comodo autobus ti porta da una
estremità all’altra senza fatica.
Andando all’estremità opposta del parco, troviamo le tre fontane, la
fontana Margherita, la fontana di Cerere, alimentata da un bacino a sei
vasche disposte su piani diversi, e la fontana di Diana e Attesane, che
si trova in fondo al parco, molto suggestiva.
A destra di quest’ultima il bellissimo giardino inglese con i suoi cedri
del Libano ed un vegetazione lussureggiante, dove spicca un laghetto con
la bellissima statua di Venere.
Dopo la lunga passeggiata, siamo un po’ stanchi, anzi molto stanchi, il
sole è cocente, perciò decidiamo che la visita è finita e ritorniamo al
nostro “bambino su ruote”.
Entro sera siamo a Pompei, al Campeggio Spartacus, è il 7 agosto ed il
sole picchia.
Il mattino successivo entriamo agli scavi di Pompei, e posso dire di non
aver mai visto niente di simile. Non è un monumento storico, un
anfiteatro antico, o reperti dell’epoca, ma una vera e propria città,
quasi completamente distrutta dall’eruzione del Vesuvio.
Agghiacciante e nello stesso tempo affascinante passeggiare per le
strade di questa città “sepolta”, dove vi sono abitazioni, templi,
anfiteatri, luoghi adibiti alle attività dell’epoca, zone sportive e
purtroppo anche resti pietrificati di esseri umani.
La visita è stata molto apprezzata.
Siamo di nuovo in cammino, e su indicazione della simpatica titolare del
campeggio di Pompei, ci trasferiamo a Sorrento al camping Santa
Fortunata, che usiamo come base di partenza per vedere via mare, la
costiera amalfitana e Capri.
Sabato 9 agosto di buon mattino, salpiamo dal piccolo porticciolo del
campeggio, verso Capri.
La visita alla grotta azzurra è una tappa obbligata, e devo dire che,
nonostante i 16 euro in due, ne è valsa la pena: lo spettacolo naturale
che abbiamo ammirato è stato una delle cose più belle in questo nostro
viaggio italiano.
Il traghetto che ci ospita, ci sbarca a Capri, e con un bus saliamo fino
in cima, al centro del paese; si potrebbe fare a piedi, ma non è per noi
!.
Attraverso la famosa piazzetta di Capri, ci inoltriamo nei vicoli della
cittadina, da dove possiamo ammirare alcuni scorci del paesaggio
sottostante, che ci lascia a bocca aperta; bella forza direte, siamo a
Capri !!; ma se non si vede con i propri occhi, no ci si crede;
dall’alto vedere gli altissimi faraglioni che fanno bella mostra sul
piccolo golfo, è una cartolina che resterà impressa nella nostra
memoria.
Con il saluto del marinaio di Capri, una statua su una scogliera,
finisce la nostra visita all’isola, ricordando la simpatica definizione
data da un marinaio del posto, “Capri è nu’bocconcino”.
Appena il tempo per riposare un po’ e la mattina successiva ripartiamo
con una motonave verso Positano.
La vista di Positano, arrivando dal mare, è magnifica, sembra un presepe
incastonato in una montagna. Sbarchiamo e per un paio d’ore gironzoliamo
per i vicoli del paese, fra negozietti di vario genere, specialmente del
famoso “abbigliamento di Positano”con i bellissimi colori solari e pizzi
di ogni qualità. Ci imbarchiamo sulla via del ritorno, non senza aver
manomesso il portafoglio, per un completino che ringiovaniva mia moglie
Fiorella di almeno dieci anni !!!.
E’ proprio vero, bastano i soldi e credi di avere la perduta gioventù.
Mah……
Lunedì 11 agosto, ce ne andiamo verso Palinuro, non senza qualche
affanno per trovare posto in campeggio. Difatti ci accontentiamo di
un’area di sosta proprio a Palinuro, vicino al centro, dove troviamo ad
aspettarci un equipaggio di amici arrivati da Verona, Stefano e Cristina
con relativa prole.
Ad essere sincero, la zona non mi è piaciuta un granchè, ma l’allargata
compagnia era buona, perciò qualche giorno tranquillo l’abbiam passato
tutti, a parte Cristina che, con Arianna si è fatta una nottata in
ospedale, per fortuna senza conseguenze, e Stefano, suo marito, che con
sentito ringraziamento versava ottanta euro ad un improvvisato tassista
per rivedere la sua bella famigliola al ritorno dalla clinica. A
proposito, per chi non lo sapesse, Stefano ha anche rovinato un
pneumatico del camper, sostituito per la modica cifra di centoquaranta
euro. Ah ah ah ah ah…
Comunque il viaggio continua……..
Siamo già al 14 del mese e cerchiamo di spostarci sullo Jonio per
passare ferragosto.
Il cammino per la nostra splendida penisola, ci porta a fermarci a
Scanzano Jonico, ad una sessantina di km da Taranto.
Troviamo posto al camping “due barche”, dove il ferragosto scorre
tranquillo tra un gavettone ed una spaghettata, controllati a vista
dalla titolare del campeggio, “Kaiser women”. Nel frattempo, un altro
equipaggio, Paolo, Flavia e la mia nipotina Paola, provenienti da casa,
si aggiungono al viaggio.
Finita l’abbuffata ferragostana, partiamo in direzione Gallipoli, ma
visto che siamo ad un passo decidiamo lì per lì, di fermarci a Matera
per una visita che mi ha sempre affascinato.
I famosi sassi di Matera valgono bene una sosta.
Ci fermiamo nell’area di sosta vicino al Castello, ad un passo dal
centro, dove un simpatico guardiano ci regala la pianta della città e ci
da alcuni consigli per la visita.
La città antica di Matera è veramente un’opera d’arte, sembra essere
ritornati indietro di qualche secolo vedendo tutte quelle case in tufo
che scendono in un ripido pendio fino al salto roccioso della Gravina.
Non meno interessanti sono state le Chiese rupestri, tutte ricavate
nelle grotte e dove l’attore Mel Gibson ha girato un film su Gesù, che
sarà presto nei cinema. Una guida molto preparata, ci ha guidato in
questa visita e ci ha fatto scoprire oltre a queste grotte di culto,
anche delle abitazioni vere e proprie, dentro lunghi cunicoli, che sono
state abitate, addirittura, fino a circa cinquant’anni fa.
Il sole comincia a farsi sentire, perciò ritorniamo al camper per
rimetterci in viaggio, non senza aver ringraziato con una mancia il
guardiano volontario dell’area di sosta, unico sostentamento per il
mantenimento in vita del parcheggio, che rischia di essere chiuso.
Prendo l’occasione per allertare tutti i camperisti di questo fatto
spiacevole e chi si trovasse a passare da Matera, possa lì parcheggiare,
anche per solidarietà verso chi si occupa della zona a vantaggio di
tutti noi.
Il 16 agosto ci sistemiamo tutti al campeggio “la Masseria” a Gallipoli,
per qualche giorno di pausa.
Dopo una sanguinosa battaglia fra di noi, per accaparrarci i pochi posti
all’ombra, si è deciso che i fortunati, ospiteranno tutti gli altri per
i succulenti manicaretti che andremo a preparare.
Cominciamo subito con una sortita al mercato del pesce di Gallipoli, che
dà un senso di vero folclore e tradizione marinara.
Un simpatico pescivendolo ci riempie di pesce e con il portafoglio
sgonfio, ma l’acquolina in bocca, ritorniamo alla base.
Giornata da calma piatta, gambe sotto il tavolo e zitti come un “pesce”,
durante il rito del pranzo.
Dopo tre giorni simili, non senza una zuppa di pesce ed una gnoccolata
preparata nientemeno che da tutti i maschi, il gruppo si divide;
lasciamo sul posto gli equipaggi di Paolo e Stefano, e un po’ “gonfiati”
ci avviamo, con destinazione l’Adriatico.
Il pomeriggio del 20 arriviamo nei pressi di Ostuni, la città bianca, ci
portiamo sul mare, a Torre Pozzella, dove parcheggiamo direttamente sul
mare, in una piccola incantevole baia.
Il posto è bellissimo e l’acqua cristallina e fino al giorno successivo
non ci smuove nessuno.
La nostra prossima meta è Alberobello, per ammirare i famosi trulli.
Una fermata intermedia a Locorotondo, città del vino, per ripristinare
la cambusa, ormai a secco, di vino del luogo, quindi parcheggio ad
Alberobello, sotto gli ulivi, ma con pendenze terrificanti.
Non importa un granchè, visto che la sosta sarà di qualche ora.
Chi non ha mai visto i trulli, posso consigliare di inserirli come
prossima meta.
Ammirare tutte queste costruzioni che in antichità erano costruite a
secco, fa un certo effetto, anche se fin dal 1800 circa si cominciò a
far uso della malta, cioè da quando Alberobello fu proclamata città
regia.
Tutto il centro antico è un insieme di vicoli dove i trulli ospitano
negozi di vario genere, ma il fascino è proprio camminarci in mezzo e
studiare queste singolari costruzioni.
Nel pomeriggio ci portiamo alle grotte di Castellana, che sono ad un
passo da Alberobello e ci mettiamo in fila per l’entrata.
Cosa dire di queste grotte, ad un primo impulso sembrano simili a tutte
le altre che abbiamo visitato nel nostro girovagare, ma ognuna ha sempre
una sua particolarità che la distingue, come la bellissima grotta
bianca, aperta circa quarant’anni fa; i tre chilometri da percorrere a
piedi, inoltre, ti fanno vivere la grotta fino in fondo.
Ormai è sera e cerchiamo un posticino in riva al mare dove aspettare il
tramonto ed il giusto riposo del guerriero.
Verso Mola di Bari in località Cozze, troviamo uno spiazzo che fa al
caso nostro, ci sistemiamo a semicerchio con vista mare e ceniamo in
tranquillità.
La mattina del 22, di buon’ora comincia il ritorno a casa, quindi
imbocchiamo l’autostrada e via, tutta una tirata per 460 km, fino a
Porto Sant’Elpidio, nelle Marche, dove gli ultimi due giorni di ferie ci
ritemprano per il definitivo ritorno a Verona, dove arriviamo domenica
24 agosto nel pomeriggio.
Conclusione: La nostra cara Italia è un pozzo di scienza, cultura,
storia e tradizioni, che troppo spesso mettiamo in secondo piano, quando
invece, dovremmo sentirci orgogliosi di scorrazzare su e giù per questo
antico stivale.
Ringrazio i miei compagni di viaggio Giovanna e Flaviano, Gabriella e
Gianni, Gianluca, Roberta e la piccola Silvia, nonché mia moglie
Fiorella.
Un ringraziamento per la loro compagnia anche agli amici Stefano e
Cristina con Arianna e Michael e a Paolo, Flavia e Paolina, che si sono
aggiunti strada facendo.
Zio Fester
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