Valle D'Aosta
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VALLE D’AOSTA

1/3 maggio 2009

L’occasione per un giorno in più di vacanza non possiamo perderla, perciò tiriamo fuori dal letargo il nostro camper e ci dirigiamo in quel di Aosta per ammirare questa splendida vallata che ancora mancava al nostro curriculum. Con la pazienza degna di una moglie, mi accompagna Fiorella, con la quale festeggiamo in questi giorni il nostro 33° anniversario di matrimonio, se ci penso sembra impossibile, ma tant’è e perciò via verso la minuscola ma prestigiosa regione che ci accoglie con grande simpatia.         In serata del 30 aprile arriviamo a Cogne, grazioso centro montano, meta sciistica rinomata, difatti troviamo mezzo metro di neve ad attenderci !!!. L’area di sosta è ottima e consigliata, 10 euro al giorno. Dopo un passeggiata per il caratteristico paese alpino, l’1 maggio ci spostiamo ad Augusta Pretoria Salassorum, antico nome romano di Aosta, città murata che dell’era romana ne era un simbolo ed ancor oggi ne rispecchia la struttura architettonica.

Il giorno successivo, accompagnati dalla nostra studiosa valdostana Elisabetta, senza la quale non sarei qui a redigere questo diario di bordo, entriamo in città dall’antico ponte romano, del 1° secolo a.C., ripercorrendo quella che era chiamata Via delle Gallie e che attraverso l’Arco di Augusto, andava fino a Porta Pretoria, come in un immaginario filo conduttore. L’Arco di Augusto, del 25 a.C., è costruito con blocchi di puddinga, un agglomerato di frammenti di varie rocce tenuti insieme da cemento e che troveremo spesso nella scoperta dell’antica città romana. Dall’Arco di Augusto, percorrendo via Sant’Anselmo, arriviamo a Porta Pretoria, l’antica porta cittadina. La via che percorriamo, che ora, naturalmente brulica di negozi e abitazioni, in realtà al tempo era un’edicola funeraria, luogo dove venivano conservate le urne cinerarie; l’uso della sepoltura del corpo venne dopo il Cristianesimo. La maestosa Porta Pretoria sempre del 25 a.C. era l’unica entrata della città da oriente e costituisce un vero reperto storico, che dal 1999 è stato continuamente oggetto di restauro. Naturalmente anche in questo caso troviamo la puddinga, il materiale edile che meglio si adattava al clima dell’epoca.

Entriamo ora nel Quartiere degli Spettacoli, dove quello che appare un anfiteatro, in realtà nell’antica Roma era chiuso e fungeva anche da sala di audizione. Il sito storico è molto affascinante e l’incantevole sfondo innevato del Gran San Bernardo dà un tocco di magia. Quattro passi più avanti ci immergiamo nella grande Plage Emile Chanoux, fulcro sociale della città, con l’Hotel de Ville, il Municipio, e quindi la centralissima via pedonale Jean Baptiste De Tillier che ci porta ai resti del Foro Romano di Augusta Pretoria, luogo di ritrovo e socializzazione, dove entriamo nel Criptoportico Forense, un cunicolo semisotterraneo a forma di ferro di cavallo, che faceva da supporto per la parte superiore del Foro antico e che delimitava un’area dedicata al culto. Molto suggestivo.                                                                                          Un po’ stanchi lo siamo, perciò ritorniamo ai nostri benevoli camper che ci attendono al Camping Milleluci, a due passi dal centro, per un meritato ristoro. Il pomeriggio lo dedichiamo al Castello di Fenis, eretto nel 1242 ed oggetto di varie ristrutturazione fin dal 1930.

Il Castello era sotto la giurisdizione feudale dei Visconti di Challant, Signori della Corte Sabauda che lo portarono al massimo splendore fino al lento declino della casata, avvenuto intorno alla metà del ‘400. Nel 1895 l’architetto Alfredo D’Andrade, acquistò il maniero e dopo averlo restaurato nelle parti più degradanti, nel 1906 lo donò allo Stato. Da segnalare, secondo i miei gusti personali, la sala d’armi degli armigeri, e la Salle de la Chapelle con raffigurazioni affrescate dei Santi, opere del 1400, e lo splendido cortile a cielo aperto del 1430 circa, con grandiosi affreschi raffiguranti i Saggi del Castello con in mano pergamene che indicano le regole di comportamento del Feudo. Dopo questa nuova immersione culturale, ritorniamo per cena e per un meritato riposo.

La domenica mattina siamo in partenza verso un altro sito storico Valdostano, il Castello Museo di Bard, a picco su un antico borgo che sovrasta la vallata dove scorre la Dora Baltea, fiume valdostano. Il forte di Bard è stato ricostruito dopo il 1800, perché demolito da Napoleone nel suo passaggio verso la pianura Padana con i suoi 40000 uomini. Come dicevo, il Castello dal 2006 è dedicato al Museo delle Alpi, una storia centenaria di tutta la regione alpina, denominata anche Regione dei quattro 4000, ad intendere quattro cime oltre questo limite ed offre una panoramica alpina veramente ampia e costruita per lo spettatore in modo interattivo e multimediale che crea un effetto scenico molto suggestivo.

Prima del rientro a casa, come non fare qualche piccola spesuccia, tanto per far arrabbiare un po’ mia moglie ? Oltre ad alcuni prodotti alimentari locali, ritengo che la famosa Coppa dell’Amicizia sia una spesa adeguata al luogo. Da non confondere con la Grolla, la Coppa dell’amicizia è un recipiente che per essere pregiato, deve essere di solo legno valdostano, in noce o acero, con vari beccucci, credo fino ad otto, dove bere con gli amici il caffè alla valdostana. Comunemente noi profani la chiamiamo Grolla, ma in realtà la Grolla è un calice con coperchio di tipo liturgico che serviva , dice la storia, per bere vino, la storia dice anche che il nome derivi dal ben più famoso Santo Graal.

Detto questo, non mi resta che chiudere questa gita in una regione che è una piccola scultura nella nostra bellissima Italia, ricordando, per gli statistici, che la Valle d’Aosta è regione autonoma dal 1948 ed è popolata da 120.000 abitanti, metà dei quali ad Aosta e dintorni. Sicuramente ho dimenticato un sacco di cenni storici, visto la grande quantità di informazioni avute dalla nostra esperta guida Elisabetta, ma non me ne voglia, ero in vacanza anch’io.

Ringrazio tutti gli amici che hanno partecipato a questo tour insieme a noi, in modo particolare Lorenzo che si è prodigato perché tutto fosse fedele al programma.

 

Zio Fester